Gioielli Rubati 384: Rosario “sarino” Bocchino – mimi – Daniele Barbieri – Giovanni Baldaccini – Monica Santi – Fernanda Ferraresso – Luciana Calli – Lucia Piombo.

Sono ancora i miei anni
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gli anni dei miei amici
sognano il cielo
sono ancora i miei anni
prendono ogni cosa,
un ultimo pezzetto splendente,
un verso di leone
e non mi manca niente
con gli occhi disegno il mondo
con un cenno le ali
e per capovolgere il tempo
canto la musica
di ogni giorno sbagliato
con lo specchio da capire
e un orologio che cammina
ma non mi è chiaro
quel passo che mi fa dubitare
abbracciare un’ombra
o restare col mistero
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di Rosario “sarino” Bocchino, qui:
https://rosariobocchino.wordpress.com/2025/12/19/sono-ancora-i-miei-anni/
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Rosa d’inverno
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Rosa d’inverno
è il piccolo gesto, il dono
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è il luogo sognato, il passo nel vicolo
la porta, le scale
la quiete infine
di quella stanza
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é l’incontro, il sorriso
a carezzare appena
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laggiù dove s’annidano
il buio, la paura.
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di mimi, qui:
https://lepaginestrappateadisegnare.home.blog/2025/12/19/rosa-dinverno/
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trattengono il respiro quando cacciano, i pesci martello
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trattengono il respiro quando cacciano, i pesci martello,
sono squali che serrano le branchie nel calare a fondo
nel mare nella caccia, poi il respiro si torna ad aprire
quando l’acqua si fa più luminosa, meno fredda, il loro
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cuore ritorna a battere soltanto quando hanno inghiottito
la preda o si è dileguata nel nero del fondo, trattengono
il calore nel nero, il loro azzardo ti azzittisce, sentono
il tuo tacere dentro, sono bombe sommesse blu scuro
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che trema l’acqua come di bagliori sommersi blu scuro
agglutinate cattedrali spente lunghe bolle buio
battito della preda sotto i denti, sangue nero sangue
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di Daniele Barbieri, qui:
https://ancoraunaltrome.wordpress.com/2025/12/21/trattengono-il-respiro-quando-cacciano-i-pesci-martello/
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La sosta
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Non so spiegarti meglio e tuttavia
mi piacerebbe farlo
ma
una specie d’inedia
mi trasforma in un essere svogliato
una censura inflitta da me stesso
un proprio nulla
che non soggiace ad altro e a volte sembra
un tardo pomeriggio, potrei dire,
come una sonnolenza
dove non c’è neppure un ricordare
né peso sulle ciglia
ma non potrei parlare di pigrizia
come l’estate
quando
ti consiglia un’assenza
e ti sorprendi giallo come un campo
e l’aria è ferma
né tempo
e sosta il mio rumore.
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di Giovanni Baldaccini, qui:
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=pfbid02oSUk81hvnBiHc2jkTJCqQVY9pqVik5D6t2NWuMjnQSrNkTutCi4qGezgTwSwanhnl&id=61578606000188
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trattato alternativo di economia domestica
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Non si trascuri che l’arte è la somma compagna.
La casa deve traboccarne.
Vi sia corrente dalla porta
spiffero perenne dalle finestre
aperte per i libri:
che rampino su per i muri
appena sotto la linea dei quadri.
La musica cozzi sugli spartiti
anche quelli appallottolati a terra
le prove
le brutte
le note potenti
penetrate nelle orecchie
per la stabilità dell’anima.
I moti convettivi d’aria siano studiati
per portarvi nei posti dimenticati,
ce ne sono persino dove si vive da sempre.
I quaderni come il pane
fogli sui mobili
le penne come dita dei sensi.
Non si tralasci di spolverare poesia,
ma proprio nel senso lato
con straccio o piumino levando il velo
a quei testi sottili dal contenuto lieve, o ruggente
che dopo tempi che parevano vani, ritornano in mente.
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di Monica Santi, qui:
https://monikasanti.wordpress.com/2025/12/22/trattato-alternativo-di-economia-domestica/
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capitò che lo vedessi
la vigilia di natale
tra quaderni strappati
muscoli e tendini tesi in martiri di parole inutili
scendeva
scendeva
scendeva
si perdeva tra murate di sangue e buio
lapidi di memoria e lapilli di dolore fuso
sgraziato e impaurito il suo volto
era un buco cavo il palato non aveva osso
il ventre era un sinistro vuoto
negava d’essere qualcosa o qualcuno
pericolosamente scivolava dentro di sé
sepolto vivo tra quelle crude escrescenze e le mandibole esposte
sorpresa io di vedermi in quelle anguste impronte
membra sfilacciate mangiate sghembe le mie gambe ciondolanti
tra tutti i tempi in cui mi scioglievo in liquidi fetidi
carogne di resti incendi e ghiacciate aberranti
desolazioni di collassi
io e gli altri migranti tra tanti infiniti altri silenzi
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di Fernanda Ferraresso, qui:
https://www.facebook.com/fernirosso/posts/pfbid0MkdtEunq5HZCQpEv522n2fm387VUav7bfeNctzEyf4ZhC1vLCgw9yTknxQ7g12oJl
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Di rose fiorite e sopite
questo giorno che cade finito
questo giorno ormai vecchio e vissuto
questo giorno pregno di luminarie e ghirlande
che su ogni porta e terrazza brillano a festa.
In quest’aria umida e natalizia
di dolcezza e malinconia gremita
manca più che mai quella mano leggera
che scorreva piano il rosario tra le dita
e sfiorava ogni statuina con fede antica.
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di Luciana Calli, qui:
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=pfbid0Pt9sdN32u6PkcvBW17vBRv2V7sf1DTcqpdMaQU7kxvn8UZx2jXxxrGrhCnqCut5rl&id=100009091649709
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Siamo irrequieti in queste notti
che forse è quella luce di luna
così sfacciata
– la luna non dovrebbe, non le si confà, non s’addice al chiarore-
così slargata in cielo
e sui tetti
e sulle cime degli alberi del parco
[luccicano come promesse di vigilia]
Ci vorrebbe un cielo di nebbie
Un cielo modesto e garbato
Paziente
Un cielo riposto e velato e calmo
ci vorrebbe
che insegnasse l’attesa
la parsimoniosa lungimiranza.
Che poi, in fondo, si resiste
Si dice, almeno che si resiste.
Resistiamo come rami al vento
che non si curano di perdere foglie
Non si preoccupano e aspettano colmi di linfa
pronti a dare
a fare
a far crescere le future speranze
gemme di foglie che non ci sono
Ma verranno.
Loro verranno e gli alberi
lo sanno. Noi lo sappiamo
Dovremmo imparare
Resistendo respirando rispettando
il silenzio
Che amiamo, in fondo. Ché il silenzio è di più.

Mai ‘na gioia 974

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La saga della cosidetta famiglia del bosco, si è implementata in queste ore di un ulteriore elemento. Vicino alla loro catapecchia è stata trovata una lettera con un accorato appello alle autorità da parte dei lupi abruzzesi affinché li allontanino definitivamente dal bosco. L’appello si conclude con una richiesta perentoria: “Levateci dal cazzo questa famiglia di coglioni”. Per prima cosa c’è il problema della presenza continua di troupe televisive, come sottolinea il portavoce del branco: “Giornalisti e operatori fanno un casino infernale e ci fanno scappare tutti i caprioli e le lepri! Nel bosco bisogna fare silenzio“. Le lamentele riguardano anche l’acqua con cui si abbeverano: “Questi sciroccati si puliscono il culo con le foglie di acero e poi si sciacquano nel torrente dove noi andiamo a bere, anche se nessuno crede alla nostra versione dopo che quel lestofante di Esopo ha scritto Il lupo e l’agnello. Come se non bastasse, c’è stato anche il rischio concreto di avvelenamento: “Siamo andati a rovistare tra gli avanzi della cena e abbiamo mangiato qualche boccone, ma c’erano dei funghi velenosi che ci hanno fatto vomitare anche l’anima”. L’appello dei lupi non è passato inosservato e sta suscitando discussioni animate in tutto il paese e perfino un acceso scontro tra i banchi del governo: servino, come noto, si è schierato fin da subito a favore della famiglia del bosco, neanche gli avesse fatto copiare il progetto del Ponte sullo Stretto, mentre a prendere le parti dei poveri lupi, a costo di litigare con l’alleato, è intervenuto con decisione Maurizio Lupi (nomen omen).

Nel gelo del disamore di Giorgio Caproni

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Giorgio Caproni (Livorno, 7 gennaio 1912 – Roma, 22 gennaio 1990) poeta, critico letterario e traduttore.
Nel gelo del disamore…
senza asinello né bue…
Quanti, con le stesse sue
fragili membra, quanti
suoi simili, in tremore,
nascono ogni giorno in questa
Terra guasta!…
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Soli
e indifesi, non basta
a salvarli il candore
del sorriso.
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La Bestia
è spietata. Spietato
l’Erode ch’è in tutti noi.
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Vedi tu, che puoi
avere ascolto. Vedi
almeno tu, in nome
del piccolo Salvatore
cui, così ardentemente, credi
d’invocare per loro
un grano di carità.
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A che mai serve il pianto
– posticcio – del poeta?
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Meno che a nulla. È soltanto
fatuo orpello. È viltà.

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Ho immaginato

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Ho immaginato la verità
senza orpelli: scuote tutto
e solidifica le basi.
Non che la Poesia sappia
far tornare l’estate
o scaldare cuori
senza certezze.
Spesso verità è finzione
appesantiscono le gambe,
come un cane fedele
che non vuol lasciare.
Allora ogni bellezza
attraversa i muri
e fa vibrare
cuore e stanza.

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Mai ‘na gioia 973 bis

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Oggi Castello è salva, ma ieri è stato un Natale al cardiopalma con la paura di una nuova alluvione e con l’evacuazione preventiva di alcuni cittadini residenti in frazione. E’ saltato fuori, tra le altre porcate a base di lavori di ripristino ancora da fare o fatti male o non fatti, che nel confinante territorio faentino c’era un argine illegale che minacciava Castel Bolognese e c’è voluto un provvedimento urgente del sindaco per farlo demolire.
Non ci siamo. E non fa bene. Non fa bene alla salute della gente l’allarme che si scatena tutte le volte, ansia e nervosismo che prendono tutti noi ogni volta che piove un po’ di più, sarà mai possibile!!!!. Peggio ancora che sia successo a Natale.
Però le luminarie in piazza, dono del comune di Faenza, sono belle e le armi di distrazioni di massa dalle cose più importanti. Dobbiamo smetterla di lasciarci incantare dalle cose che luccicano e pretendere con forza quelle fondamentali. In ogni ambito.