La violenza politica è una scorciatoia pericolosa che distrugge il dialogo e indebolisce la democrazia. Oggi si è andati troppo oltre, e le violenze di piazza lo testimoniano chiaramente: quando il confronto si trasforma in scontro, perdono tutti. A testimoniare questo clima irrespirabile sono le innumerevoli scritte che appaiono sui muri con “spara a quella persona”, oppure i cartelloni che appaiono alle manifestazioni con su scritto “quest’anno risparmia sulle decorazioni natalizie, appendi un sionista”.
L’abolizione della proprietà privata: l’incubo distopico si sta realizzando, nell’indifferenza generale
Mercedes ti vende la EQS con le quattro ruote sterzanti, ma se le vuoi usare paghi un abbonamento: il futuro della nuova umanità nullatenente, che potrà essere privata di tutto con un click
Mentre la Commissione Europea è impegnata a occuparsi a tempo pieno dell’Ucraina, la famosa previsione del World Economic Forum si avvera.
“Benvenuti nel 2030. Non avrete più nulla, non avrete più privacy ma la vita non sarà mai stata meglio”. Se qualcuno sospetta che la mia sia una cattiva traduzione, cito il testo originale in inglese: “Welcome to 2030. I own nothing, have no privacy and life has never been better”
Il caso danese è emblematico: gli immigrati MENAP (Medio Oriente, Nord Africa, Pakistan e Turchia) e non occidentali, in media, ricevono più benefici pubblici di quanti ne finanzino con le tasse, secondo questi dati.
I danesi nativi contribuiscono molto positivamente al bilancio pubblico (fino a circa +150.000 DKr) durante l’età lavorativa (30–60 anni).
Gli immigrati occidentali hanno un profilo molto simile. Anch’essi pagano più tasse di quanto ricevano in benefici statali (istruzione o pensione o altri sussidi)
Qui non è più questione di razzismo, ma di matematica.
Se è auspicabile e di buonsenso aiutare pochi sventurati su una popolazione complessiva che contribuisce positivamente alle finanze pubbliche, diviene invece un dramma aiutarne molti, soprattutto quando questi cominciano a essere una fetta importante della popolazione totale – con un trend in preoccupante crescita.
Come spiegava Friedman in una famosa intervista (che trovate sui nostri canali social sottotitolata in italiano), l’immigrazione di oggi è una immigrazione che cerca sussidi, non lavoro. Ed è una immigrazione che non è adatta al mondo del lavoro occidentale, che richiede figure altamente qualificate e con alta produttività.
Per questo motivo un controllo degli ingressi diventa ormai inevitabile: i nostri sistemi d welfare non reggeranno ancora a lungo. La popolazione in età lavorativa diminuisce, mentre quella che riceve più di quanto versa è in aumento.
Come titola TheEconomist in questa infografica, è complicato.