
Connessione tra canto gregoriano e Spirito Santo.
CG – Prima hai menzionato l’ispirazione dello Spirito Santo nella composizione del canto gregoriano. Come dovrei interpretare questa ispirazione?
SB – Ho appena menzionato la fonte originaria del canto gregoriano: la preghiera dei monaci, il contatto con Dio. Ora, ogni preghiera cristiana implica l’azione, l’influsso dello Spirito: “È lo Spirito che prega dentro di noi con gemiti inesprimibili” (Romani 8:26). Ed è Lui che prega anche nella preghiera cantata della Chiesa.
CG – Puoi raccontarmi come ha proceduto lo Spirito in questo?
SB – Te lo dirò attraverso una spiegazione che danno gli esperti e che probabilmente non hai mai sentito.
Dicono, e mi piace questa opinione, che così come ci sono sempre stati Padri della Chiesa che sono stati apologeti, commentatori dottrinali del Vangelo, dei Salmi e della Sacra Scrittura in generale, che ci hanno lasciato il tesoro inestimabile delle loro opere, cioè la Patrologia, così anche lo Spirito si è compiaciuto di suscitare nella Sua Chiesa una patrologia della preghiera cantata, il cui commento al testo sacro non è letterale ma musicale. È stata questa ispirazione a dare origine alla musica di Dio, alla preghiera cantata, al canto gregoriano, alla musica sacra.
CG – Si sa qualcosa dei loro autori?
SB – Si potrebbe dire che, proprio come Dio vive tra gli uomini senza farsi conoscere “così com’è”, così anche la musica di Dio è apparsa, cresciuta e vissuta senza la presenza di un autore “umano”.
Sappiamo infatti che nella Chiesa romana, l’Archicantore, o primicerio, aveva la missione di dirigere la Schola cantorum papale, ovvero l’esecuzione dei brani da cantare e il dovere di comporre nuovi brani secondo le circostanze. Ma anche i loro nomi venivano tenuti sconosciuti, affinché l’opera fosse interamente dedicata a Dio.
Solo più tardi, con la comparsa dei monasteri basilicali di Roma, apprendiamo che i loro abati erano, per diritto papale, coloro che ricoprivano l’ufficio di Archicantore e, allo stesso tempo, coloro che svolgevano la missione di “insegnanti liturgici della Chiesa romana”. In questo ruolo, erano gli autori dei migliori e più bei brani responsoriali, come scrisse Amalario. Ma, in generale, l’anonimato continuò, poiché, secondo lo stesso autore, conosciamo solo i nomi di quattro di loro:
Giovanni, autore dell'”Ordo Romanus”, e, prima di lui, Cataleno, Mauriano e Viborno.
Come puoi vedere, pochissimi nomi per un tesoro così ricco; e anche di questi nomi, non si sa a quali brani corrisponda…
Sono l’humus monasticus e l’umiltà contemplativa che hanno dato origine alla ricca messe dei canti gregoriani. La messe è stata raccolta dalla Chiesa e depositata nei suoi granai. Con essa, la preghiera liturgica è stata nutrita per secoli.
Nomi e individui sono scomparsi affinché l’ispirazione di Dio potesse rivelarsi più chiaramente. Gli autori si accontentavano di essere commentatori musicali dell’Opera di Dio, maestri e profeti del canto sacro, proprio come i salmisti sono stati maestri e profeti di preghiera nel corso dei secoli, per l’umanità in cerca di Dio. Questa “Patrologia musicale”, che coinvolge molti secoli di monaci contemplativi, costituì il repertorio gregoriano e alimentò la pietà di quella ricca fioritura di Ordini monastici sorti nei secoli XI-XIII, i cui monaci nacquero cantando il canto gregoriano che li aveva preceduti, perché decisero di dedicare la loro vita all’Opera di Dio, donando a Lui il meglio del loro essere: corpo e anima: Quod in homine maximum est linguæ ac mentis officium Auctoris laudibus deputare (Firmico Materno, IV secolo).
Filed under: Canti, intervista | Tagged: canto gregoriano, certosini, Dialogo con san Bruno, intervista, Spirito Santo, Testi | Leave a comment »































































