Visualizzazione post con etichetta Marx. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Marx. Mostra tutti i post

sabato 20 dicembre 2014

Todos Americanos!

Image
















Il riavvicinamento politico tra Usa e Cuba, dopo oltre 50 anni di odio ideologico e di embargo totale, è una delle notizie più belle in questo periodo così avaro di buone nuove.

Barack Obama e Raùl Castro, tre giorni fa, il 17 dicembre 2014, hanno annunciato la ripresa delle relazioni tra i loro due stati, tanto vicini geograficamente quanto lontani ideologicamente.

Ambedue hanno poi voluto ringraziare il Vaticano, e Papa Bergoglio in particolare, per la preziosa opera di mediazione svolta.

“Todos somos Americanos”, ha detto Obama in spagnolo nel suo storico discorso. Anche questo è un fatto abbastanza inconsueto; Obama che azzecca una mossa di politica estera (e che mossa!) è un avvenimento davvero sorprendente.

Ma mi immagino anche la sorpresa del mondo laico-comunista nel sentire tessere gli elogi del Papa e del Vaticano da Raùl Castro (ovviamente d’intesa con il fratello Fidel). Un colpo da k.o e un altro mito che va in fumo, come un sigaro cubano.

Eh sì. La Chiesa ha ancora la forza propulsiva di muovere i popoli, anche quelli che sembrano i più distanti, in nome dei grandi valori umani che Cristo ha radicato ormai nella storia.

Rimane per i nostalgici di Stalin come ultimo esemplare Kim Jong-un, quello della Corea del Nord, quello che punisce con il carcere chi osa mettere il suo nome ai neonati, quello che minaccia di azioni terroristiche del tipo 11 Settembre se viene proiettato nelle sale il film "The Interview" della Sony Pictures che lo sbeffeggia.

Eh sì. Aveva ragione Marx. La storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa (Il 18 Brumaio, incipit).

Non immaginava però di parlare dei regimi marxisti.





giovedì 1 maggio 2008

1° Maggio. Il lavoro nella dialettica servo-padrone (Hegel e Marx)

Image














Ci sono vari modi per festeggiare il 1° Maggio. Una bella scampagnata, una corsa a piedi o in bicicletta, una giornata oziosa…

Io lo voglio festeggiare facendovi spremere le meningi, ricordando due grandi pensatori, Hegel e Marx, che hanno dato un contributo rilevante per la comprensione del significato del lavoro.

Hegel, nella Fenomenologia dello spirito, analizza la contrapposizione dialettica servo-padrone.

Questa contrapposizione nasce nella lotta mortale per la sopravvivenza. Il servo (e nell’epoca antica lo schiavo) è colui che in questa lotta ha avuto paura di morire e si è sottomesso al vincitore, che diventa così il suo padrone.

Il padrone impone al servo la fatica del lavoro, ricavandone i mezzi per soddisfare i suoi bisogni e vivere di sfruttamento.

Il servo, attraverso il lavoro, comprende però che il padrone dipende ormai da ciò che egli produce. In questo modo diventa padrone del suo padrone; e il padrone, servo del suo servo.

Le parti si sono dunque rovesciate. Ora è il padrone che ha paura di morire, perché dipende totalmente dal lavoro del servo, mentre il servo si è emancipato attraverso il lavoro.

Ed ecco la soluzione finale della dialettica servo-padrone secondo Hegel, e poi secondo Marx.

Per Hegel non si devono semplicemente capovolgere le parti, perché altrimenti si ritornerebbe ad una situazione simile a quella da cui si era partiti, e la lotta continuerebbe senza fine.
“Nell’anima del servo si nasconde l’anima del padrone”. In altri termini, se si rovescia semplicemente la situazione, avremo nuovi padroni e nuovi servi.
Hegel vede il superamento di questa divisione quando si giunge alla consapevolezza della insostenibilità delle figure servo-padrone; solo allora si passa necessariamente a una nuova società di persone libere nelle loro azioni. È una nuova coscienza sociale, che viene acquisita attraverso il valore del lavoro.

Marx lesse questa opera di Hegel e ne rimase molto colpito. Ma egli propose una soluzione totalmente diversa. La parte sottomessa, e cioè il proletariato, con la lotta di classe doveva abbattere la minoritaria parte dominante, e instaurare una breve dittatura del proletariato, per giungere infine ad una società senza classi; né sfruttatori, né sfruttati.
“Ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni”.

La storia ha dimostrato nel corso del XX secolo che non è bastata la dittatura del proletariato per portare ad una società senza sfruttatori, né sfruttati.
D’altra parte, difficilmente si sarebbe raggiunta l’attuale coscienza sociale senza le dure battaglie della classe operaia e contadina.

In una cosa, sia Hegel che Marx, hanno avuto ragione: attraverso il lavoro l’uomo prende coscienza della sua dignità.
Aggiungo, come cristiano, che nella Sacra Scrittura, l’uomo che lavora è immagine di Dio creatore e continua l’opera della sua creazione.


Foto in alto: "Il Quarto Stato" (1901), Giuseppe Pellizza da Volpedo (Galleria d'Arte Moderna, Milano)